Dal parvovirus del gatto a quello del cane
La panleucopenia felina è una delle malattie infettiva del gatto conosciute da più tempo, in quanto le prime segnalazioni risalgono agli anni ’20 del XX secolo.
È causata da un virus, il parvovirus del gatto o virus della panleucopenia felina (FPV), che è molto simile al parvovirus del cane (CPV), responsabile della gastroenterite emorragica in questa specie.
Oggi si ritiene che il parvovirus del cane, comparso per la prima volta verso la metà degli anni ’70, si sia evoluto a partire daL virus della panleucopenia felina (FPV) mediante un salto di specie dal gatto al cane.
Nel corso degli anni, mentre il virus della panleucopenia felina (FPV) è rimasto geneticamente stabile, il parvovirus del cane (CPV) si è evoluto in tre varianti, CPV-2a, CPV-2b e CPV-2c, che hanno soppiantato completamente il vecchio ceppo, rispetto al quale le varianti sono più aggressive ed hanno acquisito la capacità di causare malattia anche nel gatto.
I parvovirus sono virus eccezionalmente resistenti, restando vivi e vitali nell’ambiente esterno anche per parecchi mesi, per cui i gatti possono infettarsi non solo per contatto diretto con soggetti malati, ma anche attraverso il contatto con le loro feci o con oggetti e superfici contaminati da questi ed altri secreti ed escreti.
Una malattia letale non solo per i gattini
La panleucopenia felina è una delle malattie più gravi e diffuse del gatto, specie se colpisce gattini al di sotto dei sei mesi di età.
Il virus della panleucopenia felina replica nei tessuti linfatici, causando una diminuzione di tutte le componenti dei glubuli bianchi (panleucopenia), e nell’epitelio dell’intestino, in particolari strutture, le cripte intestinali, che rappresentano i centri germinativi delle cellule di rivestimento, causandone la necrosi.
Gli animali colpiti presentano vomito incoercibile, diarrea profusa (spesso emorragica), abbattimento, inappetenza, a volte febbre. La diminuzione del numero di globuli bianchi determina un’abbassamento delle difese immunitarie (immunodepresisone) per cui i gatti infetti possono sviluppare infezioni batteriche secondarie.
La prognosi è spesso infausta, perché l’esito dell’infezione è la morte dell’animale, nonostante gli interventi terapeutici.
Una forma particolare di malattia può essere osservata nei gattini che si infettano durante le ultime settimane di gravidanza (per passaggio del virus dalla madre infetta ai feti attraverso la placenta) oppure durante le prime settimane di vita.I gattini infetti manifestano, in questo caso, soprattutto una forma neurologica a causa della localizzazione del virus in cervelletto e retina. I sintomi più facilmente riscontrabili sono incoordinazione motoria, tremori e cecità.
Le gatte gravide possono anche manifestare turbe della riproduzione, con riassorbimento embrionale, aborto o natimortalità.
I gatti adulti sono maggiormente resistenti alle forme cliniche, ma si osservano sempre più spesso focolai di malattia grave, anche mortale, in colonie feline, con coinvolgimento di tutte le fasce di età.
Come si cura la panleucopenia felina?
La panleucopenia felina è una malattia acuta, che può portare alla morte dei gatti infetti in pochissimi giorni.
Perciò è fondamentale che il medico veterinario visiti il gatto alla prima comparsa dei sintomi clinici.
Infatti, un atteggiamento dilatorio ed attendista da parte del proprietario può compromettere irrimediabilmente le capacità di ripresa dalla malattia, condannando a morte l’animale infetto.
Non esistono farmaci antivirali efficaci nei confronti della panleucopenia felina, per cui la terapia della panleucopenia felina è quasi esclusivamente di supporto.
È necessario somministrare antiemetici per bloccare il vomito e soprattutto provvedere rapidamente ad una terapia reidratante per ripristinare l’equilibrio idrico-salino.
A volte si deve ricorrere ad un’alimentazione parenterale per evitare l’espulsione del cibo attraverso il vomito.
Gli antibiotici ad ampio spettro, non efficaci contro il virus ma sono importanti per prevenire le infezioni batteriche secondarie e soprattutto una possibile setticemia conseguente alla distruzione della barriera intestinale.
Come si previene la panleucopenia felina?
La migliore arma per combattere la panleucopenia è la prevenzione, che si ottiene attraverso la vaccinazione.
I vaccini più efficaci per la profilassi della panleucopenia felina sono vaccini vivi attenuati, cioè allestiti con ceppi in grado di replicare attivamente nel gatto, stimolando la risposta immune ma senza causare la malattia.
Questi vaccini sono altamente immunogeni ed efficaci, ma, nonostante il loro impiego da parecchi decenni, non hanno determinato la scomparsa della malattia.
Infatti, il più importante ostacolo alla riuscita dell’intervento vaccinale è rappresentato, nel gattino, dall’interferenza degli anticorpi colostrali.
Si tratta di anticorpi che la madre (vaccinata o con infezione pregressa) trasferisce alla prole con il colostro, che è il latte secreto nelle prime ore dopo il parto. Gli anticorpi colostrali servono per proteggere i gattini nelle prime fasi della loro vita, quando sono ancora troppo deboli per combattere da soli gli agenti infettivi.
Questi stessi anticorpi però interferiscono con le vaccinazioni, andando a bloccare il virus vaccinale ed impedendogli di stimolare il sistema immunitario del gattino.
Gli anticorpi colostrali persistono per 8-12 settimane, ma in alcuni gattini possono interferire con la vaccinazione fino alle 14-15 settimane di età. Pertanto, i protocolli vaccinali del primo anno di vita prevedono ripetute somministrazioni del vaccino fino ad almeno la sedicesima settimana, quando si è più o meno certi dell’assenza di interferenza da parte dell’immunità colostrale.
Protocollo vaccinale per la profilassi della panleucopenia felina (vaccino attenuato)
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Gattini di età < 16 settimane |
Gattini di età >16 settimane |
Gatti adulti |
Vaccinazione primaria |
3-4 dosi di vaccino a distanza di 2-4 settimane |
Una sola dose di vaccino è accettabile |
Una sola dose di vaccino |
Primo richiamo |
6 mesi o 1 anno |
6 mesi o 1 anno |
Non necessario |
Richiami successivi |
Ogni 3 anni |
Ogni 3 anni |
Ogni 3 anni |
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