L’incontinenza urinaria: come capire se il nostro cane o gatto ne soffre e a cosa può essere legata

L’incontinenza urinaria: come capire se il nostro cane o gatto ne soffre e a cosa può essere legata


In ambito medico, per incontinenza urinaria si intende la perdita involontaria delle urine. Ciò significa che l’animale non si accorge che sta perdendo le urine e non c’è in alcun modo una componente di volontarietà nel sintomo.

Questo primo aspetto è importante per il proprietario, il quale deve cercare di capire, a volte con l’aiuto del veterinario e per aiutare il veterinario stesso, se il proprio animale appunto “perde” le urine o piuttosto urina volontariamente in casa.

In questo secondo caso gli anglosassoni utilizzano un valido termine che è periuria (tipico del gatto, da noi tradotto come “urinazione in luoghi inappropriati”) per descrivere appunto il fatto che l’animale urina dove non dovrebbe (esempio fuori dalla lettiera, sul divano o sul letto) ma a causa di un suo malessere urologico o comportamentale.

Come molti di voi lettori/lettrici già sanno, le urine sono prodotte dai reni, si raccolgono nelle pelvi renali (o bacinetti renali) e tramite gli ureteri raggiungono la vescica.

La vescica stocca le urine durante la giornata (99% del tempo) grazie al fatto che le c.d. strutture sfinteriali a livello vescico-uretrali sono “chiuse”.
Quando la vescica è piena una serie di stimoli sensoriali e motori portano alla minzione ovvero alla contrazione ed allo svuotamento della vescica stessa (1% del tempo).
Perché ciò avvenga le strutture sfinteriali devono rilassarsi e permettere il passaggio dell’urina che poi arriva all’esterno tramite l’uretra e il meato urinario (che si trova nel vestibolo vaginale nella femmina o nel glande del maschio).

In un animale con incontinenza urinaria, qualcosa in questo apparentemente semplice, ma in realtà molto complesso, sistema non funziona come dovrebbe!

L’incontinenza urinaria viene approcciata in ambito clinico in vari modi.

Il modo più semplice e pratico è quello che cercare di  comprenderne bene alcuni aspetti che oggi chiamiamo fenotipici ovvero il quando avviene (esempio quando il cane dorme o è sdraiato o in qualunque momento della giornata), il come avviene (esempio se l’incontinenza è continua e a piccole gocce piuttosto che abbondante e magari dopo la minzione), in quale tipologia di animale avviene (gatto vs cane; animale giovane vs anziano; castrano vs intero) e se l’incontinenza è associata o meno ad altri sintomi urologici o neurologici.

Il proprietario ha un ruolo fondamentale per effettuare questa caratterizzazione e molte domande che verranno formulate da noi veterinari sono appunto mirate a capire questi aspetti.

Nel cane, una delle situazioni più comuni che porta a incontinenza urinaria è la c.d. incontinenza urinaria post-sterilizzazione. Si tratta di una problematica relativamente comune e che colpisce soprattutto le femmine (occasionalmente i maschi).

La sterilizzazione si associa alla scomparsa di ormoni sessuali che sono utili anche alle vie urinarie.

In particolare, l’assenza di estrogeni si associa alla comparsa di una ridotta capacità di continenza delle urine in vescica legata a ridotta attività e debolezza delle strutture sfinteriali. In termine tecnico si parla di USMI (urethral sphincter mechanism incompetence o incompetenza dei meccanismi sfinteriali uretrali).

Sulla base di numerosi studi scientifici, i fattori che ad oggi sono stati maggiormente associati alla comparsa di incontinenza urinaria post-sterilizzazione sono la precocità con cui viene effettuata la sterilizzazione e la mole che l’animale raggiungerà da adulto: in parole più semplici il rischio sarà maggiore quanto prima la cagna sarà sterilizzata e quanto più grande sarà da adulta.

Per queste ragioni oggi sappiamo che il rischio è più significativo per i cani grossa mole.

Anche nel maschio la mole dell’animale sembra essere un fattore predisponente alla comparsa di questo sintomo mentre non è noto il ruolo della precocità della sterilizzazione.

Nel gatto, per nostra fortuna, il problema non si verifica in associazione alla sterilizzazione, ma esistono rare forme congenite di incompetenza dei meccanismi sfinteriali uretrali che rendono incontinenti i gattini già alla nascita.

I cani femmina che soffrono di incontinenza post-sterilizzazione hanno alcuni sintomi caratteristici: l’incontinenza compare a distanza di mesi/anni dalla sterilizzazione; l’incontinenza è tipicamente saltuaria/occasionale all’inizio, poi può aumentare di frequenza; il cane è incontinente soprattutto quando dorme o riposa ed è sdraiato (si pensa che questo sia secondario ad un ridotto controllo volontario associato a un aumento della pressione a livello addominale); il cane sta bene per tutto il resto e di solito non ha altri sintomi specifici.

Molti animali incontinenti (a prescindere dalla causa) si lambiscono frequentemente l’area genitale poiché la trovano imbrattata di urina e possono soffrire di dermatite nell’area perineale sempre legata al contatto prolungato della cute con l’urina.

La diagnosi di questo tipo di incontinenza urinaria si ottiene con una visita urologica approfondita (di solito nella norma) che come avete potuto leggere sopra, tuttavia, comprende tante domande per quella che si chiama la raccolta anamnestica.

ll protocollo diagnostico prevede l’esecuzione di diagnostica per immagini (ecografia addominale o in taluni casi radiografie), esami ematochimici di base ed esame delle urine con urinocoltura.

Di solito i risultati di questi esami sono nella norma. Trattandosi tuttavia di una diagnosi che noi veterinari definiamo “ad esclusione” o “per esclusione”, oggi esiste la forte raccomandazione di eseguire anche l’esame endoscopico (endoscopia delle vie urinarie) mirato ad escludere eventuali malformazioni che possono essere esse stessa causa o concausa dell’incontinenza urinaria.

Tra le più comuni malformazioni presenti nella cagna ricordiamo i c.d. setti vaginali o l’ectopia degli ureteri (vedi dopo).

Un primo aspetto che il proprietario di una cagna che soffre di incontinenza urinaria post-sterilizzazione deve capire è che, nella maggior parte dei casi (come scritto sopra), il cane sta “bene” e il problema della perdita urinaria è appunto un “problema” soltanto per noi umani!

Questo poiché in alcuni casi, vedi ad esempio cani di grossa mole che vivono esclusivamente in casa, le perdite urinarie possono essere davvero abbondanti e creare un disagio notevoli per il proprietario. Il disagio è sicuramente inferiore per gli animali che vivono fuori gran parte della giornata.

Esistono vari approcci terapeutici per risolvere o più spesso ridurre il sintomo incontinenza in corso di incontinenza post-sterilizzazione. Si va dal “semplice” approccio farmacologico in monoterapia o terapia combinata, a interventi eseguiti per via endoscopica, fino a interventi di nuova generazione (es.: applicazione di un c.d. sfintere artificiale).

La decisione su quale approccio utilizzare deve essere presa in accordo con il veterinario e su suo consiglio e sulla base della gravità del sintomo e del “disagio” che questo sintomo ci arreca come proprietari.

Uno dei farmaci che maggiormente utilizziamo si chiama fenilpropanolamina ed è un farmaco che, quando somministrato con costanza, aumenta il tono delle strutture sfinteriali e può portare a ottimi risultati. Come tutti i farmaci, non è privo di effetti collaterali e di conseguenza l’utilizzo deve essere valutato attentamente in termini di effettiva necessità di iniziare il trattamento e di dose da utilizzare. Anche il dosaggio può essere modulato in modo significativo su attento consiglio del veterinario.

Una malattia spesso sottovalutata e causa di incontinenza urinaria nel cane (rara nel gatto, ma possibile) è una malformazione che prende il nome di ectopia degli ureteri.

Per ectopia degli ureteri si intende il fatto che gli ureteri non sboccano nella loro sede normale (c.d. trigono vescicale o vescico-uretrale), ma sboccano “altrove” e sono appunto “ectopici”.

Lo sbocco degli ureteri in corso di ectopia ureterale può essere molto vicino alla posizione normale, lungo il decorso dell’uretra o nella vagina. Nel maschio, talvolta, lo sbocco può essere a livello della prostata. Il tipo di ectopia e la sede della stessa condizionano enormemente la gravità del sintomo. 

L’ectopia degli ureteri è maggiormente segnalata in cani di media/grossa taglia quali ad esempio il Golden retriever, il Labrador retriever, il Siberian Husky, il Samoiedo, l’Amstaff, i Bulldog e il Border Collie, ma possono essere colpiti anche i meticci o animali di piccola taglia come alcuni Terrier e il Barboncino.

Si potrebbe supporre che un animale con ectopia degli ureteri debba sempre e per forza essere gravemente incontinente, tuttavia questo non è vero e molti animali con questa malformazione addirittura non hanno incontinenza o hanno un sintomo saltuario.

Nei casi più gravi l’incontinenza è continua (esempio piccole gocce di urina che fuoriescono durante tutta il giorno) e presente dalla nascita.

Trattandosi di una malformazione, l’ectopia ureterale è presente già dalla nascita, ma i sintomi possono comparire già nel neonato, nel cucciolo o nell’animale molto giovane, o talvolta soltanto nell’adulto.

È oggi ben noto, inoltre, che l’ectopia degli ureteri così come altre malformazioni delle vie urinarie possono associarsi a infezioni delle vie urinarie ricorrenti.

La diagnosi di ectopia degli ureteri si basa anche in questo caso sulla visita urologica completa e su una corretta e approfondita raccolta anamnestica.

Il protocollo diagnostico prevede l’esecuzione di esami ematochimici di base, esame delle urine, urinocoltura e diagnostica per immagini (ecografia e radiologia). In taluni casi può essere utile la tomografia computerizzata.

Anche in questo caso, tuttavia, l’esame d’elezione per la maggior parte dei pazienti è l’endoscopia delle vie urinarie. L’endoscopia, infatti, consente di diagnosticare con certezza l’ectopia ureterale e oggi, tramite un intervento con laser consente di risolvere il problema in sede endoscopica senza ricorrere ad un classico intervento chirurgico a livello addominale.

La chirurgia rimane comunque l’unica soluzione per alcune tipologie di ectopia ureterale.

La prognosi di questa malattia, che ricordiamo è una malformazione, è buona se il paziente riceve il giusto trattamento a seguito di una corretta diagnosi.

In molti casi l’incontinenza viene completamente risolta, o comunque si assiste, anche grazie a trattamenti combinati (es.: ablazione laser + farmaci), ad un significativo miglioramento della situazione che diventa compatibile con una gestione non troppo stressante né per il cane né per il proprietario.

Vista la complessità della situazione, è evidente come sia necessario rivolgersi ad un veterinario esperto per poter ricevere i giusti consigli. È innegabile, tuttavia, che anche i costi economici, oltre a quelli emotivi, possono essere importanti quando si ha un cane con questa problematica.

Le cause di incontinenza urinaria sono tuttavia numerose e a volte questo sintomo si compagna ad altri sintomi/segni clinici di natura urologica.

Alcuni cani che soffrono di urolitiasi (calcoli alle vie urinarie), infezioni delle vie urinarie, malformazioni o più raramente neoplasie delle vie urinarie, possono essere talvolta incontinenti oltre a mostrare altri segni più caratteristici quali difficoltà a urinare, emissione di piccole quantità di urina frequentemente durante la giornata, dolore alla minzione ed ematuria.

In questi casi sarà necessario un protocollo diagnostico completo e mirato a identificare la causa del problema prima di poter decidere la terapia. In molti di questi casi la prognosi è buona.

Ultima (ma non ultima) condizione da valutare quando si ha un cane o un gatto con incontinenza è quella neurologica. In questi casi, la visita neurologica sarà fondamentale e potrà evidenziare problematiche di vario tipo, ma nella maggior parte dei casi di incontinenza di tipo neurologico si tratta di malattie del midollo spinale e dei nervi spinali.

In conclusione, l’incontinenza urinaria è una condizione relativamente frequente nel cane e rara nel gatto.
Si tratta di un sintomo da non sottovalutare mai e che deve richiedere una valutazione approfondita da parte del medico veterinario.

Capire qual è il problema, in questo come in altri casi, è il primo passo per poter decidere che terapia impostare ed avere i risultati che speriamo.

Oggi, le conoscenze e la tecnologia che possiamo applicare in ambito medico hanno permesso molti passi avanti anche in ambito urologico. Dobbiamo saper sfruttare al meglio tutto ciò per poter assicurare ai nostri animali una buona qualità di vita.


“DVM, Professore associato Ospedale veterinario universitario (DIMEVET) Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Esperto MYLAV – Nefrologia e Urologia”
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