Come vedono i nostri amici animali ?

Come vedono i nostri amici animali ?


“Dottore, ma il mio cane li vede i colori?”

Quante volte mi sono sentito fare questa domanda dai proprietari! 

Effettivamente c’è molta confusione sull’argomento: vediamo di fare un po' di chiarezza.

Il meccanismo della visione negli animali è molto simile a quello nell’uomo: uno stimolo luminoso colpisce le cellule retiniche più esterne (fotorecettori), viene trasformato in impulso elettrico e tramite il nervo ottico e le altre strutture nervose raggiunge la corteccia visiva dove viene acquisito come immagine.

La capacità di un individuo di distinguere un oggetto da ciò che lo circonda dipende fondamentalmente da 5 fattori: la luminosità, la trama, il movimento, la profondità ed il colore.

Nei nostri animali quest’ultimo aspetto è generalmente meno importante ed infatti la maggior parte di loro riesce a vedere una scala di colori molto limitata, che va dal blu al verde (visione dicromatica).

Il nostro cane quindi non sarà mai capace di distinguere una pallina verde da una rossa, a meno che questa non presenti altre caratteristiche in grado di differenziarla dall’altra, come per esempio una trama diversa.

Anche se non distinguono tutti i colori gli animali sono comunque in grado di vedere molti più livelli di grigi di noi, riuscendo a discernere gli oggetti sulla base della tonalità.

La trama (o texture) di un oggetto si riferisce all’impressione che la superficie di quell’oggetto ci dà, ovvero è la rappresentazione cerebrale della profondità, dimensione, forma e composizione di quella cosa.

La capacità di distinguere i maggiori dettagli e di mantenerli a fuoco sulla retina è l’indice di acuità visiva.

Questa risulta inferiore negli animali rispetto all’uomo e dipende dalla qualità di tutti i mezzi diottrici dell’occhio, che comprendono il film lacrimale, la cornea, l’umor acqueo e la lente.

Se un oggetto viene messo a fuoco perfettamente sulla retina, il soggetto è definito emmetrope, mentre se viene messo a fuoco davanti alla retina, si definisce miope; se infine il fuoco cade dietro la retina, allora si parla di ipermetrope.

La maggior parte dei nostri cani e gatti risulta emmetrope, cioè non ha bisogno di occhiali correttivi!

Una certa familiarità e predisposizione alla miopia è stata riscontrata in gruppi di Pastori tedeschi, Schnauzer nani, Barboncini toy, Rottweiler e Collie; mentre alcuni Pastori Australiani e Alaskan Malamute sarebbero risultati ipermetropi.

Un ruolo importante nella messa a fuoco dell’immagine lo ricopre il cristallino (o lente): grazie alla sua elasticità e struttura può arrotondarsi o appiattirsi a seconda delle necessità e della distanza di un oggetto dall’occhio. Per questa ragione se ad un cane viene rimosso il cristallino (per esempio in seguito alla comparsa di una cataratta o di una lussazione di lente) senza essere poi sostituito con una lente artificiale intraoculare (IOL), l’animale, pur rimanendo ipermetrope, sarà comunque in grado di vedere abbastanza bene da vicino, in quanto le immagini vengono proiettate sulla retina più grandi del normale.

L’acuità visiva non è solamente correlata alla qualità dei mezzi diottrici e alla capacità di mettere correttamente a fuoco le cose, ma anche al tipo e al numero di fotorecettori presenti sulla retina.

Queste cellule si dividono in coni e bastoncelli. I coni sono adibiti alla visione diurna, alla distinzione dei colori e dei dettagli e, di solito, sono concentrati nella porzione centrale della retina; i bastoncelli, al contrario, si trovano alla periferia della retina e sono i fotorecettori responsabili della visione in condizioni di poca luce.

I nostri animali possiedono inoltre il “tappeto lucido”, costituito da un foglietto rifrangente che diventa visibile e “riflettente” illuminando i loro occhi di notte, ad esempio con i fari dell’auto. Questa struttura permette alla luce di attraversare due volte i fotorecettori retinici aumentando così la capacità visiva in condizione di scarsa luminosità: ecco quindi spiegato perché molti riescono ad orientarsi bene anche in ambienti poco illuminati!

Un’altra peculiarità del mondo animale è la notevole capacità di vedere i movimenti, anche quelli più piccoli e lontani, grazie al numero più elevato di bastoncelli rispetto ai coni. Questo squilibrio cellulare permette una miglior visione, rispetto all’uomo, degli oggetti mobili piuttosto che quelli statici, in accordo con lo stato di essere prede o predatori. 

Il campo visivo, inteso come range di spazio visibile frontale, nel cane e nel gatto risulta comparabile a quello umano per la posizione dei globi oculari. Questo permette una buona visione binoculare centrale e monoculare laterale, con una “zona cieca” posteriore di circa 160 gradi nel gatto e di 120 gradi nel cane.

Gli erbivori come il cavallo, al contrario, hanno una minor visione frontale con entrambi gli occhi, ma una maggior veduta laterale e caudale monoculare, che gli permette di rilevare potenziali pericoli provenienti da ogni dove (spazio cieco posteriore di soli 3 gradi!).

Da quanto detto la visione è un meccanismo complesso e dipende ovviamente anche dalla salute delle strutture oculari; molte patologie come cheratiti, cataratta, glaucoma e degenerazioni retiniche possono ridurre o addirittura danneggiare irrimediabilmente la capacità visiva.

Sarà molto importante quindi che i proprietari degli animali prestino attenzione ai primi segnali di malattia quali arrossamento, opacamento e dolore oculare, recandosi tempestivamente da un medico veterinario, meglio se specialista in oftalmologia.


“DVM, Dottore di Ricerca in Oftalmologia Veterinaria Specialista in Clinica e Malattie dei Piccoli Animali (Oftalmologia)”
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