La dermatofitosi (micosi) del cane e del gatto

La dermatofitosi (micosi) del cane e del gatto


Cos’è la dermatofitosi (micosi) del cane e del gatto?

 

La dermatofitosi è un’infezione micotica delle strutture cheratinizzate della cute rappresentate da peli, strato corneo e unghie.

I dermatofiti, in base all’habitat naturale in cui vivono, sono classificati in zoofili (associati agli animali e trasmissibili all’uomo), geofili (saprofiti del suolo anche se occasionalmente possono essere causa di problemi dermatologici negli animali e nell’uomo) e antropofili (parassiti dell’uomo).

Microsporum canis è il fungo zoofilo responsabile nella maggior parte dei casi delle dermatofitosi nel gatto e nel cane e riconosce come serbatoio preferenziale il gatto.

Trichophyton mentagrophytes (si preferisce parlare di Trichophyton mentagrophytes complex in quanto si tratta di un complesso di specie distinguibili su base molecolare) è un altro fungo zoofilo che riconosce come serbatoio preferenziale i roditori.

Nannizia gypsea (nota in passato come Microsporum gypseum) è il principale fungo geofilo, vive nel suolo decomponendo detriti cheratinici e può infestare il cane e, più raramente, il gatto.

 

Come si manifesta la dermatofitosi (micosi) nel cane e nel gatto ?

 

L’alopecia, focale o multifocale, rappresenta la presentazione clinica tipica nel cane e nel gatto ed è rappresentata da aree di forma frequentemente circolari, e ricoperte variabilmente da scaglie (Fig. 1 e 2).

Le aree alopeciche si allargano in senso centrifugo arrivando ad interessare, nei casi più gravi, anche intere regioni corporee (alopecia diffusa) (Fig. 3).

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Fig. 1 - Alopecia focale sul padiglione auricolare di un gatto con dermatofitosi.

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Fig. 2 - Alopecia multifocale sulla testa di un gatto con dermatofitosi.

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Fig. 3 e in copertina - Alopecia diffusa in un cane con dermatofitosi.

Le aree anatomiche più spesso coinvolte sono la testa, il muso, i padiglioni auricolari e le zampe, sia nel gatto che nel cane.

Nel gatto manifestazioni non tipiche sono rappresentate da dermatite miliare, caratterizzata da lesioni papulo-crostose, dermatite esfoliativa, dermatite papulare, come descritta nel Devon Rex, e da lesioni nodulari come nello pseudomicetoma dermatofitico.

Quest’ultimo, causato da una localizzazione dermica e sottocutanea del dermatofita che determina un’imponente flogosi piogranulomatosa, è caratterizzato da noduli, singoli o multipli, talvolta ulcerati e gementi un essudato contenente granuli (Fig. 4).

Anche nel cane è frequente lo sviluppo di lesioni nodulari a sede dermica, il kerion dermatofitico, costituito da noduli singoli o multipli, alopecici, talvolta essudativi e localizzati più frequentemente sul muso, lungo la canna nasale, e sulle estremità distali (Fig. 5).

I gatti Persiani e i cani Yorkshire Terrier manifestano una predisposizione a sviluppare forme croniche di dermatofitosi caratterizzate spesso da gravi segni clinici. 

In merito alla predisposizione del gatto Persiano alla dermatofitosi, è rilevante notare che la maggior parte dei casi descritti di pseudomicetoma dermatofitico coinvolge gatti di questa razza.

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Fig. 4 - Pseudomicetoma dermatofitico in un gatto persiano.

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Fig. 5 - Kerion dermatofitico sulla canna nasale di un cane.

Come si fa la diagnosi di dermatofitosi?

 

Dato che la dermatofitosi è una malattia contagiosa, è fondamentale ottenere rapidamente una conferma della presenza dell’infezione per poter eseguire un trattamento specifico e limitare la possibilità di contagio agli altri animali e alle persone conviventi.

Secondo le recenti linee guida nessun test diagnostico dovrebbe essere considerato come “gold standard” ma di volta in volta, in base alla situazione clinica, ciascuna delle possibili tecniche potrebbe risultare più idonea ad individuare o ad escludere l’infezione fungina.


Esame con la lampada di Wood 

Test di screening molto utile per evidenziare le infezioni sostenute da Microsporum canis ed è il primo esame che si esegue quando si ha il sospetto di una dermatofitosi. Quando vengono irradiati con questa luce, i ceppi di Microsporum canis emettono una caratteristica fluorescenza color giallo-verde o verde-mela, dovuta alla produzione di un metabolita del triptofano, la pteridina.


Esame microscopico del pelo 

Tecnica diagnostica di semplice esecuzione che permette rapidamente di individuare gli elementi fungini, emettere diagnosi di dermatofitosi e iniziare una terapia senza attendere il risultato dell’esame colturale. 

Finalità della metodica è di visualizzare l’invasione dei tessuti cheratinizzati da parte degli elementi fungini rappresentati dalle ife e dagli artroconidi (Fig.6).


Esame citologico 

Tecnica diagnostica riservata a lesioni legate alla localizzazione profonda di dermatofiti quali il kerion dermatofitico e lo psudomicetoma dermatofitico (Fig.7).


Esame colturale 

Si esegue per ottenere la tipizzazione del dermatofita utilizzando terreni di coltura quali l’Agar Sabouraud destrosio e il DTM (Dermatophyte Test Medium) che è un terreno Sabouraud additivato di un indicatore di pH, il rosso fenolo, che permette di evidenziare il viraggio di colore del terreno indotta dai dermatofiti in crescita (Fig.8).


Biopsia cutanea 

Può essere utilizzata nelle situazioni in cui si ha un forte sospetto clinico a cui non corrisponde una coltura positiva o in presenza di kerion e pseudomicetoma dermatofitico. Si possono richiedere colorazioni specifiche come la PAS (Periodic Acid Schiff) o la Grocott che permettono una miglior visualizzazione delle ife e degli artroconidi.


Biologia molecolare

Il principale vantaggio della PCR rispetto alla coltura è rappresentato dal poter ottenere i risultati in tempi molto più rapidi (1-3 giorni vs 7-21 gg). C’è però da considerare che la PCR è molto sensibile e rileva sia il DNA fungino vitale sia quello non vitale con la possibilità di evidenziare falsi positivi.

 

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Fig. 6 - Esame microscopico del pelo: pelo destrutturato avvolto da artroconidi fungini.

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Fig. 7 - Esame citologico di un peseudomicetoma dermatofitico: le frecce indicano la presenza di ife settate.

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Fig. 8 - Colonie di Microsporum canis su piastra con terreno DTM. 

Come si tratta la dermatofitosi?


La terapia deve permettere la guarigione dell’animale, limitare la diffusione del contagio ad altri animali suscettibili o all’uomo e minimizzare la contaminazione ambientale per cui il miglior protocollo terapeutico prevede l’associazione di terapia topica, terapia sistemica e decontaminazione ambientale.

La terapia topica si basa sull’utilizzo di antifungini come il miconazolo, l’enilconazolo o l’econazolo, applicabili come spugnature o shampoo, e permette di uccidere le spore presenti sul mantello e di minimizzare la dispersione di spore nell’ambiente.

La terapia sistemica prevede l’utilizzo di antifungini come l’itraconazolo permettendo di raggiungere elementi fungini intrafollicolari e sterilizzando progressivamente il pelo di nuova formazione.

La decontaminazione ambientale è necessaria per eliminare i peli infetti e le spore dall’ambiente e può essere realizzata aspirando tutti i giorni l’ambiente per rimuovere i peli infetti e con la regolare pulizia e lavaggio con acqua e normale detergente.




Tutte le immagini sono gentilmente concesse dall'Autore

“Medico Veterinario - (Dermatologia, Allergologia, Otologia veterinaria e Parassitologia cutanea).”
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