Il mio cane ha un’ulcera sul tartufo che non guarisce!
Il carcinoma squamoso del tartufo del cane è un tumore localmente molto invasivo che origina dalla mucosa della narice, dalla cute cheratinizzata del tartufo o dall’epitelio della parte anteriore del setto nasale.
Fattori predisponenti al tumore sono la pigmentazione chiara e l’esposizione cronica ai raggi ultravioletti del sole (raggi UV).
I cani colpiti sono più spesso anziani (7-13 anni), di sesso maschile e soprattutto di razza Labrador e Golden retriever (fino al 76% dei casi); più raramente si osserva anche in soggetti di altre razze (ad esempio collie, Pastore australiano, pastore delle Shetland, etc).
Nelle fasi iniziali si può notare un’erosione superficiale/ulcera (che però non tende a guarire) o una tumefazione della regione del tartufo; negli stadi più avanzati la lesione diventa più evidente (Figura A) e il cane può perdere sangue (epistassi) e/o sternutire ripetutamente.
DIAGNOSI
Per la diagnosi è necessario prelevare un pezzo di tessuto da avviare ad esame istologico. L’esame citologico spesso non è diagnostico.
Se l’istologico conferma la diagnosi, è necessaria una TC o una Risonanza Magnetica per stabilire l’entità dell’invasione tumorale e il limite caudale del tumore; tale dato può essere utilmente integrato con i rilievi endoscopici (rinoscopia).
Le metastasi in prima presentazione sono molto rare e, se si verificano, sono a livello dei linfonodi regionali del collo. Su questi può essere fatto un esame mediante ago aspirato per analisi citologica e la loro rimozione dovrebbe limitarsi a quelli metastatici.
Se non si è eseguito un esame TC completo, i polmoni possono essere controllati con esame radiografico del torace (negativo nella stragrande maggioranza dei casi; metastasi polmonari si possono raramente formare dopo fallimento del trattamento e sono comunque tardive).
L’esame ecografico dell’addome è opzionale ma, trattandosi di animali in genere anziani, è comunque consigliabile per escludere malattie concomitanti.
TERAPIA
Se non si opta per alcun trattamento, il cane è in genere sottoposto ad eutanasia entro 2-5 mesi per l’impossibilità a gestire i segni clinici progressivamente più gravi.
Il trattamento di scelta è chirurgico ovvero nosectomia completa (planectomia), eventualmente comprendendo anche la regione incisiva (Figura B).
Un margine di escissione sicuro (da 1 a 2 cm od oltre di tessuto sano oltre al tumore) è l’unico modo per consentire al cane una lunga sopravvivenza (e forse guarire).
Per la ricostruzione ci sono diverse tecniche. Complicanze possono verificarsi nel breve (cedimento delle suture) e nel medio-lungo termine (stenosi della neoapertura); molte di queste complicanze possono richiedere revisione chirurgica.
Complicanze minori sono sternuti e perdita di secrezioni dal naso, soprattutto nel primo periodo ma potenzialmente anche nel lungo periodo (ma meno frequentemente).
La radioterapia non è un’opzione curativa valida in quanto questo tumore appare radioresistente e la progressione è frequente. Anche l’escissione chirurgica meno aggressiva seguita da radioterapia esita in recidiva in molti casi. L’irradiazione ritarda comunque la recidiva in caso di margini chirurgici incompleti (cioè con ancora cellule tumorali nel punto di resezione); nei casi inoperabili la radioterapia può comunque estendere la sopravvivenza rispetto ai cani non trattati.
Riguardo l’elettrochemioterapia non vi sono dati in letteratura ma si presume che l’effetto possa essere solo palliativo e transitorio.
Palliazione transitoria può anche ottenersi applicando laser CO2 e criochirurgia.
La chemioterapia classica non è indicata.
Per la palliazione si possono forse usare gli antinfiammatori (farmaci anti-COX2) e la terapia metronomica (antiangiogenica) ma non ci sono dati che consentano di esserne certi.
PROGNOSI
Lo stato dei margini di escissione (infiltrati o non infiltrati) è fondamentale; questo implica che precocità di diagnosi e trattamento con corretta dose chirurgica sono essenziali per il controllo delle recidive e quindi per la sopravvivenza (fino a 2010 giorni in uno studio, mediana 1542 giorni, con tasso metastatico complessivo [linfonodi e/o polmoni] dopo trattamento del 23%).
L’attesa di oltre 8 settimane esporrebbe a una maggior probabilità di recidiva.
Si ricorda che le recidive (e non le metastasi) rappresentano la causa dell’eutanasia dell’animale, indipendentemente dal trattamento adottato. La recidiva, se si verifica, si ha in genere entro 6 mesi dal trattamento.
CONSIDERAZIONI FINALI
Per allungare la vita e potenzialmente guarire il tuo cane che si è ammalato di carcinoma squamoso al tartufo è quindi indispensabile portarlo al più presto dal Medico Veterinario per poter far formulare la diagnosi il più precocemente possibile.
Far eseguire tutti gli accertamenti e le indagini che ti prescriverà ed accettare il fatto che solo una chirurgia aggressiva è in grado di ottenere la rimozione di tutta la neoplasia ottenendo la condizione di “margini puliti” (cioè non infiltrati da cellule tumorali), per allungare la vita e forse guarire il tuo cane.
La modificazione estetica conseguente alla chirurgia non causa in genere problemi funzionali al cane anche se ci potranno essere delle possibili complicanze per alcune delle quali potrebbe essere necessaria una revisione chirurgica mentre altre (occasionali epistassi e sternuti) sono invece in genere gestibili e tollerabili.
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