Cos’è l’enteropatia cronica del gatto?
Il termine enteropatia cronica viene utilizzato per descrivere un gruppo di patologie di natura infiammatoria che colpiscono il tratto gastrointestinale del gatto causando sintomi ricorrenti (solitamente di durata superiore ai 21 giorni) di tipologia e gravità variabile. Le enteropatie croniche del gatto vengono ulteriormente classificate in base alla natura della infiammazione intestinale e della risposta a trial terapeutici diversi in:
- Enteropatia cronica dieto-responsiva
- Enteropatia cronica responsiva a farmaci immunosoppressivi (anche nota come IBD dall’Inglese inflammatory bowel disease) e
- Linfoma intestinale a piccole cellule o di basso grado (un tumore di basso grado molto prevalente nel gatto)
Quanto comune è l’enteropatia cronica del gatto?
Non esistono dati epidemiologici affidabili sulla prevalenza della enteropatia cronica del gatto. Nonostante questo si è assistito a un graduale aumento di casi nell’ultimo decennio per cui la sindrome viene considerata la causa più comune di sintomi gastrointestinali ricorrenti nel gatto adulto.
Cosa causa la enteropatia cronica del gatto?
La causa esatta della enteropatia cronica del gatto non è nota, tuttavia si sospetta che la patogenesi sia multifattoriale. Ovvero la patologia si instaura per la compresenza e interazione di diversi fattori causali che contribuiscono in maniera più o meno significativa nelle diverse forme di enteropatia cronica.
I fattori causali potenzialmente responsabili della enteropatia cronica del gatto includono:
- Predisposizione genetica
- Alterazione della flora intestinale (disbiosi)
- Alterazione del sistema immunitario intestinale (sia la branca acquisita che quella innata)
- Fattori cosiddetti ambientali tra i quali si annoverano la dieta (sia la quantità che la qualità dei macronutrienti come proteine, grassi, carboidrati e fibra) e farmaci (come antibiotici, anti-infiammatori e gastroprotettori)
Esiste una predisposizione di razza, sesso o età nella enteropatia cronica del gatto?
Non esiste predisposizione nota di razza, sesso o età nella enteropatia cronica felina. Detto questo, la forma dieto-responsiva della patologia tende a interessare gatti giovani e adulti mentre l’IBD e il linfoma a piccole cellule colpiscono più frequentemente gatti di mezza età o geriatrici.
Quali sono i segni clinici tipici della enteropatia cronica del gatto?
Il quadro sintomatico di un gatto con enteropatia cronica dipenderà dalla gravità e dallo durata della patologia. I segni clinici più comunemente riportati (in ordine decrescente di frequenza) sono:
- Perdita di peso corporeo
- Vomito (di bile o cibo)
- Diminuzione o perdita completa di appetito (disoressia o anoressia)
- Diarrea
I segni clinici sopracitati non sono specifici della enteropatia cronica felina ma sono comuni ad altri disturbi del tratto digerente del gatto così come patologie del fegato o del pancreas.
Pertanto una tale sintomatologia od anche solo il dimagrimento o la scarsa condizione corporea e muscolare devono far preoccupare e spingere a consultare il più presto possibile in proprio veterinario di fiducia, il quale potrebbe dover intraprendere un iter diagnostico volto a identificare la causa dei sintomi e valutare la presenza di patologie concomitanti.
Quali sono le indagini da effettuare in un gatto con sospetta enteropatia cronica?
Nel caso il gatto presenti sintomi gastrointestinali cronici è necessario un iter diagnostico iniziale volto a escludere altre patologie intestinali possibilmente responsabili dei sintomi (confermando ulteriormente il sospetto di enteropatia cronica), valutare la presenza di patologie concomitanti e identificare la presenza di complicazioni secondarie alla enteropatia cronica.
L’iter diagnostico include esami di laboratorio di base (su sangue, urine e feci), esami specifici di funzionalità del pancreas e del piccolo intestino (come il dosaggio delle lipasi pancreatiche sieriche, del TLI sierico e dell’acido folico e della cobalamina sierici) e diagnostica per immagini addominale come l’esame ecografico addominale.
Si ricorda che queste indagini non permetteranno di eseguire di una diagnosi definitiva di enteropatia cronica ma di aumentare il sospetto diagnostico della patologia, identificare la presenza di complicazioni della patologia (come ad esempio carenze vitaminiche, anemia cronica, malnutrizione) e valutare la presenza di patologie concomitanti (come malattie infiammatorie di fegato e pancreas, insufficienza renale o ipertiroidismo) in parte responsabili dei sintomi presentati dal gatto.
Queste indagini inoltre permetteranno di capire la gravità del quadro clinico e determinare la necessità di iniziare terapie sintomatiche prima di procedere con la diagnosi definitiva.
Quali sono le alterazioni ecografiche riscontrabili in corso di enteropatia cronica del gatto?
L’esame ecografico addominale è fondamentale nell’approccio diagnostico al gatto con sospetta enteropatia cronica. Questo esame permette valutare lo spessore totale e dei diversi strati della parete intestinale (dall’interno verso l’esterno: mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa) sia dell’intestino tenue che del grosso intestino (Fig.1).
Inoltre permette di valutare le dimensioni e architettura degli organi annessi al tratto digerente (fegato, vie biliari e pancreas) così come di valutare forma, dimensioni e architettura dei linfonodi mesenterici (organi linfatici che drenano l’intestino e gli organi addominali). In corso di enteropatia cronica i rilievi dell’esame ecografico dipenderanno dalla gravità e durata della enteropatia e dalla presenza di malattie concomitanti.
I rilievi più comuni includono l’ispessimento diffuso (più o meno significativo) della parete intestinale con maggior interessamento dello strato mucosale e muscolare), con o senza perdita della normale stratificazione (Fig. 2), e l’aumento di volume dei linfonodi tributari.
E’ importante sottolineare che l’esame ecografico non permette di distinguere tra i vari tipi eziologici di enteropatia del gatto (dieto-responsivo, IBD, linfoma a piccole cellule) in quanto spesso i rilievi ecografici sono sovrapponibili.
Inoltre, l’assenza di alterazioni ecografiche non esclude la presenza di enteropatia cronica. Pertanto, l’esame ecografico non va considerato un test diagnostico definitivo ma piuttosto un supporto al sospetto clinico della patologia.
Fig. 1 - Immagine ecografica di un ansa intestinale di un gatto sano. Si riconoscono i 4 strati della parete intestinale a partire dall’interfaccia tra l’interno dell’intestino e lo strato della mucosa (linea blu), strato della mucosa (linea gialla), strato della sottomucosa (linea rossa), strato muscolare (linea verde) e strato della sierosa (linea arancione).
Fig. 2 - Immagine ecografica di una ansa del piccolo intestino in un gatto affetto enteropatia cronica (precisamente da IBD). Si nota l'aumento lieve dello spessore dello strato muscolare (+1) e dello strato mucosale (+). E’ ancora possibile distinguere uno dall’altro i quattro strati della parete intestinale.
Il Medico Veterinario potrà voler effettuare una biopsia intestinale poichè il gold standard diagnostico per la diagnosi di enteropatia cronica del gatto e per l’identificazione del tipo causale è l’esame istopatologico su tessuto intestinale.
Vi sono due metodi principali di raccolta delle biopsie intestinali
- Endoscopia-guidato: consiste nell’utilizzo di uno strumento tubulare flessibile contente una video camera e un canale di lavoro interno che permette di visualizzare l’interno del tratto digerente (tipicamente stomaco, duodeno, ileo e colon) e campionare attraverso una pinza flessibile le aree della mucosa intestinale alterate.
I vantaggi di questa metodica consistono nella limitata invasività, nella possibilità di effettuare multiple biopsie con l’ausilio visivo dell’operatore e nella velocità di recupero dalla procedura.
I limiti consistono nella ridotta dimensione e superficialità delle biopsie (gli strati) e nella difficoltà di esaminare e campionare tratti del tubo digerente non o difficilmente raggiungibili come il digiuno e l’ileo (spesso interessati dal linfoma a piccole cellule). - Chirurgiche (anche dette a tutto spessore): per ottenere le biopsie, il gatto viene sottoposto a una chirurgia esplorativa dell’addome (laparotomia o celiotomia) per poi identificare anse intestinali di interesse ed effettuare delle biopsie cosiddette a tutto spessore che coinvolgono cioè tutti gli strati della parete intestinale.
Questo metodo è ovviamente più invasivo e comporta dei rischi post-procedurali anche se rari come la deiscenza della sutura intestinale e l’insorgenza di peritonite settica o infezione della sutura addominale.
I vantaggi di questa tecnica riguardano la qualità del tessuto bioptico raccolto (che permette di valutare anche strati più profondi della parete intestinale (non accessibili endoscopicamente) e la possibilità di campionare tratti del piccolo intestino, come il digiuno o l’ileo, non sempre raggiungibili endoscopicamente.
Un altro vantaggio di questa metodica è quello di permettere il campionamento in sede di esplorazione chirurgica anche di organi limitrofi come fegato e pancreas (che possono essere coinvolti dal processo patologico intestinale) o dei linfonodi addominali tributari (che permette di valutare l’estensione e la natura della enteropatia cronica).
La prognosi dell’enteropatia cronica nel gatto dipenderà dalla tipologia di enteropatia (infiammatoria oppure tumorale), dalla durata e gravità della malattia e delle alterazioni istologiche intestinali e della presenza o meno di complicazioni o malattie concomitanti in grado di influenzare negativamente la qualità di vita del gatto.
Un importante fattore prognostico è rappresentato dall’ottenimento o meno della remissione clinica una volta instaurata la terapia medica.
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