Antropozoonosi significa: malattia trasmissibile degli animali all’uomo.
Questo termine ha sempre creato e sempre più crea disagio nell’opinione pubblica divisa tra amanti degli animali, fortemente convinti che un animale da compagnia non possa mai creare problemi, e persone che per antico retaggio culturale demonizzano a sproposito e in qualsiasi ambito (specie in quello sanitario) la convivenza cane, gatto/uomo.
È necessario quindi affrontare questa dicotomia di pensiero in modo scientifico ed equilibrato senza enfatizzare alcuni aspetti di scarso rilievo e senza sottovalutarne altri.
I parassiti del cane e del gatto rappresentano una larga parte delle antropozoonosi se non la maggioranza ma le priorità sanitarie legate a frequenza e gravità e i conseguenti necessari piani di prevenzione e terapia non sono ancora oggi diffusamente conosciuti.
Affrontando una loro disamina è possibile distinguere tra le zoonosi causate da elminti ovvero vermi (nematodi e cestodi) e quelle sostenute da protozoi che invece sono organismi unicellulari e quindi invisibili ad occhio nudo.
NEMATODI (vermi tondi)
Ascaridi
Tra i nematodi che più frequentemente infestano il cane ed il gatto e che possono causare patologie nell’uomo, Toxocara canis e Toxocara cati, più comunemente noti come Ascaridi, rappresentano le specie più importanti, diffuse e pericolose.
Si tratta infatti dei parassi gastrointestinali di più frequente riscontro, virtualmente presenti per modalità di trasmissione in tutti i soggetti giovani poichè la trasmissione può avvenire per via intrauterina (durante la gravidanza) e per via galattogena nel cane (ovvero attraverso il latte dalla madre al cucciolo) e per via galattogena nel gatto, ma non solo nei giovani infatti possono essere riscontrati in qualsiasi fascia di età, spesso senza o con moderato riscontro clinico.
Le uova, fornite di spesso guscio sono altamente resistenti nell’ambiente (anni).
Come è noto sono i cuccioli a manifestare i maggiori segni clinici gastro-enterici in corso di infestazioni da ascaridi e ne sono i principali diffusori nell’ambiente. Sono molto difficili da eradicare per svariati motivi: forte resistenza delle uova nell’ambiente esterno, trasmissione trans-placentare in gravidanza, persistenza delle uova in ospiti paratenici (ospiti intermedi) e persistenza delle uova in forma latente in cani e gatti adulti (infestazioni somatiche).
Questo rende l’eradicazione praticamente impossibile e la loro presenza un potenziale e continuativo rischio zoonosico.
Nell’uomo la toxocariasi è una sindrome, ampiamente diffusa. Secondo dati dell’OMS le geo-elmintiasi (tra cui la toxocariasi) colpiscono nel mondo circa 2 miliardi di individui. Il rischio non è legato al convivere strettamente con un cane o un gatto ma alla frequentazione di ambienti (parchi, giardini) altamente contaminati.
Si stima che a livello Europeo dal 3 al 8% della popolazione abbia un titolo anticorpale positivo (abbia quindi ingerito accidentalmente uova) per Toxocara sp.
La toxocariasi si sviluppa infatti tramite l’ingestione di uova embrionate presenti nel terreno che possono contaminare mani o alimenti (principalmente vegetali, frutti ed acqua contaminata), ma anche attraverso l’ingestione di carne cruda o poco cotta di ospiti paratenici (pollo e coniglio principalmente).
Una volta ingerire le uova si schiudono nell’intestino liberando le larve che penetrano nella parete intestinale e si diffondono nel torrente ematico. Quasi tutti i tessuti del corpo possono essere coinvolti, ma fegato e polmoni sono quelli maggiormente colpiti. Le larve possono restare vive nell’essere umano per molti mesi, provocando danni con il loro transito nei diversi tessuti e stimolando una reazione infiammatoria flogistica cronica.
Nell’uomo le larve non raggiungono la fase adulta riproduttiva, ovvero il verme intestinale, cosa che avviene solo se infestano il cane o il gatto.
I segni clinici della toxocariasi nell’uomo e nei bambini sono variabili in base alla carica infestante, all’età ed alle condizioni generali del soggetto.
Le misure di controllo sono fondamentali per ridurre il rischio di toxocariasi ed il veterinario gioca un ruolo chiave in questa prevenzione. Poiché è impensabile un azione di decontaminazione con agenti fisici/chimici) è necessario informare i proprietari sul rischio di toxocariasi, sulle vie di trasmissione ( terreno contaminato, verdure, carne e pelo del cane), sulle situazioni maggiormente a rischio (bambini che giocano in terreni potenzialmente contaminati da feci di cane e gatto) promuovere un responsabile atteggiamento civico (rimozione delle deiezioni) ma soprattutto evitare che cani e gatti (siano essi giovani o adulti) contaminino l’ambiente stesso attraverso trattamenti mirati e pianificati (4 all’anno) costanti lungo il corso di tutta la vita che impediscano ai nostri animali da compagnia di contaminare l’ambiente.
Uova di Toxocara cati larvate. Per raggiungere questo stadio infestante le uova necessitano di alcune settimane nel terreno protette dal guscio molto spesso. Le uova appena emesse non sono infestanti. Questo spiega che la convivenza con il gatto (in questo caso) e con il cane non costituisce un fattore di rischio, che invece risiede nel contatto con il suolo in ambienti contaminati.
Ancylostomi
Un altro nematode, Ancylostoma caninum, può essere responsabile di patologie nell’uomo. Le larve infestanti che schiudono dalle uova emesse in ambienti idonei caldo umidi rimangono vitali nell’ambiente per alcuni giorni in attesa di poter infestare l’ospite definitivo, il cane, per via orale o transcutanea. Le stesse larve tuttavia a contatto con la cute dell’uomo esposta sono in grado di penetrala causando dermatiti con papule e pustole.
Anche in questo caso la prevenzione si basa sul ridurre la possibilità di esposizione della cute in ambienti potenzialmente pericolosi (parchi, giardini nel periodo tardo primaverile o inizio autunnale) ma soprattutto nel controllo ed eliminazione di questi parassiti nell’ospite definitivo.
CESTODI (vermi piatti)
Per quanto concerne i cestodi Echinococcus granulosus è il parassita che in ambito Europeo, e in alcune zone dell’Italia presenta ancora una vasta endemia e deve essere considerato come una priorità nella prevenzione delle antropozoonosi da lui causata e denominata Idatidosi cistica.
L’uomo è esposto tramite l’assunzione di uova presenti su vegetali contaminati da cani infestati, mentre l’endemia si mantiene nel cane (ospite definitivo) grazie l’assunzione di carni o visceri di ruminanti. Al momento i casi peraltro numerosi umani di idatidosi appaiono principalmente concentrati in alcune regioni dove il comportamento alimentare concessi ai cani ne consente la diffusione, però deve essere considerata potenzialmente presente su tutto il territorio nazionale (per movimentazione dei cani, adozioni da regioni distanti) e potenzialmente in espansione grazie alla crescente, pericolosa e diffusa tendenza di alimentare anche i cani strettamente domestici con visceri crudi (alimentazione BARF).
Nell’ambito del genere Echinococco non deve essere poi dimentica l’idatidosi alveolare causata da Echinococcus multilocularis.
Ospite definitivo di questo parassita sono cane, volpe ma anche il gatto, e gli ospiti intermedi piccoli roditori. Si tratta di una antropozonosi più insidiosa dell’Idatidosi cistica per la tendenza delle cisti a metastatizzare e che deve essere attentamente osservata perché l’urbanizzazione delle volpi e lo stesso ambito predatorio da queste condivise con il gatto potrebbero veicolare il parassita in un ciclo urbano.
In entrambi i casi, specie in quello dell’Idatidosi cistica una corretta istruzione dei proprietari sulle norme igieniche da mantenere è fondamentale ma il controllo del problema e il tentativo di contenerlo o eradicarlo non possono prescindere da trattamenti ripetuti di cane e gatto con farmaci efficaci e molto ben tollerati.
Un altro cestode comune nel cane nel gatto è il Dipylidium caninum e può infestare l’uomo. La modalità di infestazione (ingestione della pulce) è la stessa dell’ospite e rende particolarmente esposti i bambini per tale motivo. Non è zoonosi grave ma è di diagnosi sicuramente difficile perché non conosciuta dai pediatri determinando quadri sovrapponibili all’Ossiuriasi con conseguenti ripetuti fallimenti terapeutici.
Per concludere possiamo dire che in generale, dagli studi condotti, risulta che la maggior parte dei proprietari di cani e di gatti sottovaluta il rischio zoonosico legato ai nematodi intestinali del cane e del gatto. Questo dato è correlabile in parte ad una carenza informativa da parte del medico e del veterinario ed in parte al fatto che cani e gatti portatori e diffusori di nematodi sono generalmente in buone condizioni di salute.
PROTOZOI (ORGANISMI UNICELLULARI)
Toxoplasma
Considerando i protozoi è d’obbligo chiarire la reale valenza antropozoonotica di un parassita molto conosciuto e temuto. Toxoplasma gondi.
Nonostante questa informazione sia chiara a tutti i medici veterinari è opportuno ricordare che Toxoplasma gondi forse il parassita con più ampia e frequente diffusione mantiene il suo ciclo vitale nel gatto, reservoir naturale, ma nonostante ciò la convivenza con un gatto non rappresenta un fattore di rischio per contrarre l’infestazione se vengono mantenuti standard igienici e rispettate alcune semplici regole.
Oramai numerosi studi multicentrici hanno ampiamente dimostrato o ciò individuando nel contatto con il terreno (giardinaggio), nel consumo di verdure non lavate e/o carni poco cotte e nei viaggi al di fuori dell’Europa in paesi a bassa civilizzazione gli unici rischi per la donna in corso di gravidanza.
Questa breve disamina evidenzia come alcuni problemi inerenti le antropozonosi parassitarie siano sopravvalutati ed altri invece sottovalutati. È nostro compito e dovere attribuire a ciascuno di essi una reale valenza e mantenere un’elevata soglia di attenzione nei confronti di quelli più frequenti e pericolosi con piani di profilassi adeguati e costanti che secondo le indicazioni dei Board delle Società di parassitologia più qualificate (ESCCAP / CAPC) dovrebbero avere cadenza trimestrale per un controllo efficace di questi problemi.
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